Di e con Silvia Elena Montagnini
Regia Bobo Nigrone
Allestimento e sonorizzazione di Mattia Monti
Scene Claudia Martore
Dai 6 anni
Simona è una calabrona… un calabrone femmina. Una calabrona che prima volava, come tutti gli altri suoi compagni, ma che adesso non vola più. I suoi compagni calabroni le han detto che è troppo grossa per volare, che è illogico che voli. Così un giorno, al risveglio, non è più riuscita a spiccare il volo. Comincia quindi il suo viaggio iniziatico verso la riscoperta della sua vera natura. Simona finisce in un prato, dove incontrerà alcuni nuovi amici: Rombo, un bombo goffo e simpatico, un Grillo Parlante, Guala la cicala, e altri insetti. Questi personaggi impareranno a volerle bene e cercheranno di aiutarla a riacquistare la sua capacità perduta. Eppure niente. Intanto sul prato incombe un pericolo che non si svelerà fino all’ultimo. Riuscirà Simona a recuperare la sua capacità innata seppur illogica? Quale leva funzionerà?
La calabrona, come nella migliore tradizione delle favole di Esopo e Fedro, è archetipo di un inconscio collettivo, rappresenta i meccanismi secondo i quali funziona la psiche umana. I giovani spettatori seguiranno la vita di questo simpatico animale alla ricerca della sua identità, per scoprire poi che, a volte, i limiti sono puri e semplici pregiudizi, e che il loro superamento è possibile, basta trovare la leva giusta.
Questa è una piccola storia che ne contiene tante.
Una storia che tratta di bias cognitivi: “giudizi (o un pregiudizi), non necessariamente corrispondenti all’evidenza, sviluppati sulla base dell’interpretazione delle informazioni in possesso che portano dunque ad un errore di valutazione o a mancanza di oggettività di giudizio”.
La calabrona è stata cacciata dal suo alveare perché bullizzata, additata come “grossa” e non essendo più in grado di volare.
Poi c’è una storia di accoglienza, di curiosità.
C’è un omaggio ad alcuni classici: antichi e contemporanei: Esopo con la sua cicala e la formica; il divertimento versus il lavoro duro. Chi ha ragione?
C’è il BrucoYoga che – citando Kung Fu Panda – cerca la “pace interiore” per potersi liberare di sé e diventare ciò che realmente è (una farfalla, ovviamente), che prova ad aiutare Simona con la meditazione per liberarle il cuore e la mente.
C’è il ragno, il cattivo consigliere, che la esorta a lasciare andare tutto fingendo un nichilismo solo per ottenere la resa della calabrona e poterla mangiare.
C’è il Grillo – che ci ricorda quello Parlante di Pinocchio – un vecchio saggio dandy che parla in rima.
Poi c’è Rombo il Bombo, sempre con lei.
E poi… c’è il pericolo, legato all’uomo, che chissà quando… potrebbe arrivare e mettere a rischio la popolazione del prato. C’è anche, parallela, una storia che parla di relazioni ecologiche.
Nel finale un altro omaggio a un grande classico a cui siamo affezionati perché è stato un nostro spettacolo replicato per tanti anni: il Brutto Anatroccolo. Non solo Simona ricomincerà a volare, ma sarà qualcosa di più di quello che tutti si sarebbero aspettati: a modo suo… un “cigno”.
Fantastica!
Credo che gli attori dovrebbero… “giocare” un pochino più spesso con questo tipo di comunicazione rivolta al pubblico, alle persone. Una comunicazione libera (anche solo dal trucco) domestica e intimamente amichevole…
Brava!
Dai, …forse ci vediamo MOLTO presto… (più presto di quanto non si pensi!).
Un abbraccio
ALA